di Elisabeth Sassi
Tra i maggiori esponenti della letteratura italiana contemporanea, Claudio Piersanti è autore di alcuni tra i migliori romanzi degli ultimi anni. Vincitore di numerosi premi, tra i quali il Premio Viareggio e il Premio Campiello, e oltre a essere stato tradotto in diversi paesi, Piersanti ha lavorato anche come sceneggiatore per il cinema e la televisione. In occasione dell’incontro tenutosi sabato 14 maggio, Claudio Piersanti è stato intervistato dalle studentesse del Liceo 1 di Lugano. Un dialogo arricchente, quello avvenuto tra lo scrittore formatosi a Bologna tra gli anni Settanta e Ottanta, e le giovani liceali, definite da Piersanti già delle scrittrici, date le puntuali e profonde riflessioni che hanno sviluppato attorno alla sua opera.
Il libro oggetto della conferenza è stato Quel maledetto Vronskij, l’ultimo romanzo nato dalla penna dell’autore. Un libro lento, introspettivo, che segue il decorso dei pensieri del protagonista, Giovanni. Lo stile è quello distintivo – sussurrato ed essenziale – che indaga sentimenti segreti evitando ogni sorta di sensazionalismo. I temi della morte, della malattia, e del ritorno sono ricorrenti nelle storie di Piersanti; spesso i suoi personaggi sono alla ricerca di un posto nel quale potersi rifugiare, e nel caso di Giovanni il conforto viene trovato nel segno e nella sua essenzialità: grafemi letti e poi meticolosamente ricopiati su carta pregiata, infine rilegata secondo i gesti del suo mestiere, il tipografo. Come spesso accade nei romanzi di Piersanti gli echi metaletterari diventano protagonisti, questa è la volta di Anna Karenina, il voluminoso romanzo pescato dalla libreria della moglie, Giulia, sparita all’improvviso lasciandosi alle spalle solo un biglietto che recita «Perdonami, sono tanto stanca. Non mi cercare». Di colpo Giovanni si sente naufrago tra quelle mura di quella casa ora così silenziosa, ha perciò inizio la sua pratica meditativa da amanuense; tuttavia, fin da subito le parole di Tolstoj ammorbano i suoi pensieri, la possibilità di un corrispettivo di Vronskij nella vita di Giulia lo mette a dura prova.
Piersanti ci tiene a precisare che i suoi personaggi sono tutti inventati, vivono esclusivamente nella pagina, tuttavia l’esergo suggerisce un ringraziamento speciale all’amico Fabio Pusterla.
Lei oggi in conferenza ha detto di dovere molto a Fabio Pusterla, come mai? Dove lo ritroviamo nel suo romanzo Quel maledetto Vronskij?
Nel passato di Giovanni, i suoi antenati artigiani, coincidono con quelli della famiglia Pusterla. Quel mondo lì mi affascina. Le epoche finiscono, come pure i mestieri, tutto finisce. Però esistono degli esseri umani che prima stanno lì e poi non sono più niente, a me questo interessa molto, dove sono finiti e dove è finita questa sapienza. Quello che mi dà più ansia è la perdita di sapienza, delle persone, vorrei conservarle tutte.
Qui sotto per l’intervista integrale: