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Katerina Gordeeva

1977

Giornalista, reporter, presentatrice, documentarista, blogger e scrittrice russa, è una delle più note giornaliste dissidenti. Dal 2021 è autrice e conduttrice del canale youtube Tell Gordeeva che oggi conta più di un milione di iscritti. Dall’ invasione russa dell’ucraina, il 24 febbraio 2022, ha viaggiato tra centri profughi, ha dialogato con rifugiati, dissidenti, volontari russi e cittadini europei che hanno accolto i profughi, offrendo un quadro completo e toccante delle loro esperienze. Oltre la soglia del dolore. 24 voci ucraine e russe, per chi sa ascoltare. Traduzione di Mario Caramitti. (Soliera, 21lettere, 2023) contiene ventiquattro sconvolgenti resoconti umani di persone unite dallo strazio dell’esperienza diretta della guerra e dall’evidenza della sua insensatezza. Katerina Vladimirovna Gordeeva è stata premiata con il premio Sibling Scholl e il Premio Anna Politkovskaja. A chiassoletteraria sarà intervistata dal giornalista e corrispondente italiano Nello Scavo.

Inaugurazione e saluto dell’autorità.
Katerina Goordeva con Nello Scavo, reporter e giornalista di Avvenire.

Segue rinfresco.

Incipit

Oltre la soglia del dolore

(21lettere, 2023) trad. di M. Caramiti

Dall’inizio di marzo, quando sono cominciati i bombardamenti del Boulevard Morskoj, doveabitavamo, mi ero trasferita con i bambini nel rifugio del palazzo di mia madre, al boulevard di Meotide. Ogni tre o quattro giorni facevamo il chilometro che ci separava dal nostro appartamento, dove erano rimasti due gatti. L’1l marzo sono entrata in casa per dar da mangiare ai gatti. Stavo già per andarmene quando è cominciato il bombardamento. Sul tetto del nostro palazzo i militari avevano piazzato un mortaio. Il palazzo ha tremato tutto, nelle camere c’era una cortina di polvere di cemento. Un proiettile era caduto vicinissimo, distruggendo la chiesa battista. Nel mio appartamento le schegge e l’onda d’urto avevano divelto i vetri assieme alle cornici delle finestre. Per la strada si sentivano raffiche di mitra. Dai vani delle finestre le pallottole entravano in casa fischiando, e si conficcavano nelle pareti. Io ero stesa a terra in un andito che separa gli appartamenti, vicini non ce n’erano. Il bombardamento, il freddo, il buio e una solitudine assoluta. Verso sera hanno colpito di nuovo un’ala del nostro lungo palazzo, che ha preso fuoco. Ha bruciato per tutta la notte. Avevo paura che il fuoco arrivasse al nostro appartamento, perché il vento soffiava da est. Ma verso l’alba i combattimenti si sono placati e l’incendio era quasi del tutto spento. Verso le 4.30 del mattino ho sparso sul pavimento qualche chilo di cibo per i gatti, ho riempito d’acqua un’intera bacinella e in qualche modo sono uscita di casa. Mi sono trovata davanti uno scenario apocalittico. Avevo l’impressione di vedere qualcosa d’irreale, e la straziante sensazione che, se fossi rientrata nell’appartamento, sarei morta. Allora non sapevo che non sarei più tornata a casa, che alcuni giorni dopo il mio palazzo sarebbe bruciato per intero assieme ai miei cari animali, a miei intimi amici incapaci di alzarsi dal letto e ai corpi di altri inquilini morti…