1984
Nata a Marostica (Veneto) è autrice, ricercatrice e traduttrice, vive a Londra. Ha un dottorato in Letterature comparate e postcoloniali e che lavora tra editoria, biblioteche e archivi nazionali, ha co-fondato e co-diretto FILL (Festival of Italian Literature in London), scritto e prodotto podcast, e ha collaborato a diversi progetti culturali internazionali. Autrice per diverse testate, Giorgia Tolfo esordisce con un libro a metà tra romanzo e memoir, Wild swimming (Bompiani, 2025), presentato come “una esplorazione delle acque non protette del desiderio e del dolore in cui i ricordi, i legami, le letture con cui siamo cresciuti non sono più un fardello da portare sulle spalle ma una corrente invisibile capace di accompagnarci verso una nuova identità ma anche di riportarci a casa, nei ‘posti amati’ che continuano ad abitarci anche quando scegliamo di andare lontano”.
Spazio Officina
sabato 10 Maggio alle 14.30 - 16.00
“Alice” di Rete Due Con Vincenzo Latronico e Giorgia Tolfo
Modera la giornalista Moira Bubola.
Musiche a cura di Musica nel Mendrisiotto.
Intrepreti: Claude Hauri, violoncello e Ulisse Roccasalva, violoncello.
Incipit
Wild swimming
(Bompiani, 2025)
Ho incontrato J. sul binario del treno che da Kensal Rise porta ad Hackney. Arrivava da SanJosé, da Richmond, da Vancouver.
Ci eravamo contattate quarantotto ore prima su una dating app. Io sedevo sul letto in camera sorseggiando un caffè, lei fumava su un’amaca guardando l’oceano.
In quarantotto ore mi aveva scritto che viveva con il compagno in Inghilterra, che aveva una ragazza in Canada, che in quel momento si trovava in Costa Rica con degli amici. Mi aveva raccontato che si sentiva fortunata a poter dividere il suo amore con più persone, che era arrivata a Londra da poco e che a volte era triste, che era intrigata dalle mie foto, che anche a lei piacevano i picnic improvvisati. Mi aveva mandato alcune foto del tramonto e video di insetti che si muovevano tra le foglie nella foresta. Aveva detto che avrebbe potuto passare ore a guardarli. Mi aveva scritto che l’idea di tornare a Londra la deprimeva, ma la possibilità di vedermi la elettrizzava.