Come mai ha scelto proprio il nome Sofia per la protagonista di un suo libro?
Ho scelto questo nome perché non conosco nessuna Sofia e generalmente é meglio non avere una conoscenza relativa di un personaggio, perché deve avere una sua identità. Inoltre il nome Sofia mi dà l’impressione di qualcosa di aereo e sfuggente, proprio come il carattere della protagonista.
Come convivono in lei da un lato l’amore per New York, città per eccellenza, e dall’altro lato l’amore per la solitudine, durante i suoi mesi di eremitaggio in montagna?
Penso che in tutti ci siano queste due metà: una è quella che ci spinge a stare soli, e per me questa é la montagna dove ritorno quasi ad uno stato primordiale, alle mie origini e a quelle della mia scrittura; durante questi momenti riesco a dedicarmi appieno alla scrittura e alla lettura. Dall’altra parte c’é la città, New York, dove tutto sembra possibile, dove culture molte diverse tra loro riescono a convivere, si pensi solo al fatto che si parlano circa 180 lingue diverse. Là esiste davvero questo sogno di coesistenza e incontro, e ciò mi affascina molto. Questa grandiosa immagine del sogno, che in montagna invece non esiste, mi spinge a tornarvi spesso.
Se, e se sì come, l’hanno aiutata e ispirata i due grandi scrittori Mario Rigoni Stern e Mauro Corona, durante la stesura dei suoi ultimi libri?
Si, mi hanno aiutato molto e li considero due autori complementari, come il versante diritto e quello inverso della montagna, la luce e l’ombra. Da una parte Rigoni Stern ha sempre raccontato del lato nobile della montagna, anche se sono sicuro conoscesse pure il lato buio, mentre Corona scrive in particolare della miseria, del degrado, della solitudine e della violenza. Tuttavia c’é una grande differenza tra me e loro: io sono un cittadino che la montagna l’ha sempre desiderata e ne ha fatto la sua vita, ma rimarrò comunque sempre un cittadino. I due autori invece sono due montanari, e raccontano del luogo da cui provengono. Per me non é lo stesso, io scrivo del mio amore e del mio desiderio di fondo per la montagna.
Come s’inserisce nella società di oggi il cittadino che sogna la montagna?
Penso che oggi sia meno strano di ieri, mi riferisco al boom economico degli anni ottanta e novanta del secolo scorso. Oggi la lettura e la letteratura sentono il bisogno della montagna, così come lo sentono le persone che cominciano ad avvertire la crisi nelle città e non le trovano più accoglienti, non riescono più ad immaginarvi un futuro, iniziano ad immaginarlo altrove.
Mette molto di sé e delle sue esperienze nei suoi libri. Possiamo quindi dire che attraverso la scrittura lei riporti una testimonianza fedele del suo quotidiano?
Si, non mi sono mai visto come uno scrittore di fantasia, anche se comunque scrivo libri di narrativa. Secondo me la scrittura é qualcosa che segue la vita molto da vicino. Infatti nei miei libri riesco a intravedere una sorta di orma, una traccia, di quello che sono state le mie passioni, i miei amori, gli anni in città e i momenti in montagna. Posso dire che la scrittura, nel mio caso, attinge dal pozzo della vita, ed é per questo motivo che é contraddistinta da molti tratti che possono essere considerati autobiografici, o quasi.
Intervista di Sofia Monleone