La prima domanda la rivolgerei ad entrambi: vorrei sapere le ragioni di questa “accoppiata vincente” che questo pomeriggio ha riempito lo Spazio Officina in occasione della prima conferenza della decima edizione del festival internazionale di letteratura Chiasso/Letteraria. Christian Marazzi durante l’introduzione ha sostenuto che si identifica moltissimo con il lavoro di Sabina Guzzanti, soprattutto nel suo approccio politico, perché attraverso la satira cerca di sviscerare la verità. Vorrei sapere anche il punto di vista di Sabina Guzzanti.
Christian Marazzi
Sabina Guzzanti la conoscono tutti, ed anche io, per la sua attività televisiva, teatrale e cinematografica. Io l’ho conosciuta personalmente nel 2012 durante la fase di preparazione del suo programma “Un, due, tre, stella” dove ha affrontato problemi di diverso tipo, anche economico/finanziario. Per questo motivo ero andato a parlare con lei riguardo al tema allora caldo delle sorti dell’euro, ed è così che ci siamo incontrati ed abbiamo discusso. Durante quell’occasione, per me, è rimasto un legame affettivo ed anche una stima nei confronti di Sabina. A questo si aggiunge un'”affinità elettiva”: le nostre visioni comuni legate al modo di guardare al mondo ed alla società, le nostre opinioni sulla critica al liberismo e al neo-liberismo, ed anche al tema del “cambiamento” in ottica di possibilità di riposizionamento all’interno della società come esseri umani, e non più come merci. Per tutti questi motivi, quando mi hanno domandato se era possibile invitarla a Chiasso/Letteraria mi sono messo a disposizione per organizzare; compito abbastanza complicato dati i suoi numerosi impegni in questo periodo legati all’uscita del suo film “La Trattativa”. Direi che è quasi miracoloso che è riuscita ad esserci.
Sabina Guzzanti
Sono lusingata. Ho conosciuto Christian perché era venuto a fare una consulenza per il programma, in cui ho cominciato a studiare queste questioni. Era durante il periodo del “governo tecnico”, superato il periodo del berlusconismo, che si propovena di attuare tutte le direttive europee della Banca Centrale Europea e godeva di un consenso unanime. Per fondare una critica in quell’occasione avevo ascoltato Christian, esperissimo sull’argomento.
Questa domanda invece è per Sabina Guzzanti personalmente. Il quadro che ha presentato sull’Italia stasera sembra quasi quello di un paese “senza speranza” e “senza via d’uscita”. Durante la conferenza ha sostenuto che si sta cercando di combattere questo sistema con i suoi stessi principi, non ottenendo quindi nessun risultato. Ha aggiunto che lo Stato, e di conseguenza gli individui, si identificano ormai in “imprese”, parti di questo sistema di mercificazione in cui vive la società oggi. Questo sistema è inoltre considerato quasi “ineluttabile” ed impossibile da cambiare. Qual è secondo lei il primo passo, il primo cambiamento necessario per migliorare la situazione?
Per prima cosa, questo quadro purtroppo non è valido solo per l’Italia, ma per tutto il mondo. Il primo passo verso il cambiamento non è poi così difficile, semplicemente bisogna capire che le cose non sono davvero come vogliono farci credere, e che non è questo l’unico modo, ma che si può vivere secondo i principi in cui ciascuno di noi crede.
È un’ideologia che si presenta come l’unica alternativa, ed è la propaganda che ce la fa percepire come tale. Però sappiamo bene che non è così, perché l’umanità ha vissuto in molti altri modi nel passato e troverà sicuramente altri modi per vivere. Dopo la caduta del muro di Berlino è stato imposto questo sistema economico come unica possibile lettura della caduta dell’impero sovietico, per cui non sembrava potesse esistere un’alternativa al capitalismo. Di conseguenza negli anni il capitalismo si è strutturato molto più prepotentemente di quanto fosse strutturato in passato, ed in un modo pervasivo, arrichendosi delle lezioni imparate attraverso la pubblicità, e la manipolazione delle menti della gente.
Per entrare invece più nel dettaglio: durante il suo intervento ha sostenuto che in Italia mancano – e cito – “rappresentanza politica, spazi e luoghi di discussione ed infine strumenti di dialogo” quasi come fossero i tre ingredienti fondamentali per formare la società ed un sistema di governo che rappresenti veramente l’opinione pubblica. Seguendo il tema della decima edizione di Chiasso/Letteraria, qual è secondo lei un fattore che potrebbe cambiare la situazione nel caso particolare dell’Italia?
L’opinione del popolo in realtà non esiste. La maggioranza delle persone crede di avere un’opinione, ma non è così, si affida piuttosto al giudizio degli altri perché pensa di non avere gli strumenti adeguati per formarsi un parere personale. Abdichiamo tutti alla nostra razionalità.
Invece io sostengo che siamo tutti intelligenti, e dobbiamo esserne fieri e consapevoli. Un pensiero che cerca un’alternativa al sistema neo-liberista si trova nella seguente situazione: non è rappresentato culturalmente, non ha spazi fisici né mentali di confronto a causa della mancanza di alcuni principi legati al dialogo, come principi logici e principi di rispetto. Manca l’idea che tutti i membri della società sono esseri senzienti e per questo devono essere messi nella condizione di capire.
Per quanto riguarda il caso particolare dell’Italia è necessaria una comprensione profonda di questo sistema, perché spesso il dissenso si limita semplicemente a denunciare l’infinita lista di casi di corruzione. L’obiezione si limita ad elencare, non mette in discussione il sistema e non fa una critica fondata per proporne uno diverso. Ci si limita ad indicarne i sintomi, come se indicarli fosse sufficiente. Ci scandalizziamo continuamente ma questo non porta a soluzioni pratiche. Non è sufficiente dire “dovete essere onesti e dovete comportarvi bene”. È il sistema stesso ad essere fondato sulla prevaricazione e sulla disonestà, e bisogna conoscerlo per poterlo criticare.
Intervista di Manuela Fulga