1967
Nato a Mestre, attivista, è stato uno dei più noti leader del movimento di critica della globalizzazione neoliberista. Ha pubblicato il romanzo La parte della fortuna (Mondadori, 2008) e Genova dentro (Editori Internazionali Riuniti, 2011) sulle giornate contro il G8 del luglio 2001. Nel 2018 ha fondato Mediterranea Saving Humans, di cui è stato capo missione in diverse operazioni di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo con la nave Mare Jonio. Dal 2023 partecipa al Sinodo dei vescovi come “invitato speciale” di papa Francesco. Collabora con la Rete teologica mediterranea. Ha scritto insieme a Gianfranco Bettin La cospirazione del bene (Feltrinelli, 2024), su cui verterà l’incontro a chiassoletteraria in dialogo con l’economista Christian Marazzi.
Spazio Officina
domenica 11 Maggio alle 14.00 - 15.00
Incontro con Luca Casarini
in dialogo con l’economista Christian Marazzi.
Incipit
La cospirazione del bene
(Feltrinelli, 2024)
Sul mare è solo un puntino, lontano, che al binocolo appare e scompare tra le onde, sullo sfondo dell’alba. Abbiamo trascorso la notte a cercarlo, a cercare qualcosa, qualcuno in pericolo. Sembra che sia stato un peschereccio a segnalarlo. Uno scafo, un gommone allo sbando, forse. Non è ben chiaro dove, e neppure se la fonte sia attendibile. Può anche essere solo l’eco di una voce. O l’eco di un’eco.
Poi il radar lo rileva.
A volte non è niente di che. In un’altra missione, ad esempio, aveva rilevato una cosa immobile che galleggiava. Il radar sfrutta la riflessione delle onde radio che colpiscono un oggetto e così lo localizza, ne individua la forma e la velocità e ne misura la distanza. Ma bisogna avvicinarsi, per capire cosa sia davvero. Quella cosa immobile e galleggiante poteva essere un corpo inerte trascinato dall’acqua, o più corpi allacciati. Abbiamo dovuto raggiungerla per accorgerci che era una grande tartaruga marina morta, portata dalle onde.
Rilevare un puntino non significa molto, quindi. Ugualmente, per non trascurare nulla, per tutta la notte abbiamo battuto la zona Sar verso la Sirte, a est di Tripoli, a una settantina di miglia dalla costa.
La competenza libica, nel tratto di acque internazionali su cui lo Stato più vicino esercita il controllo a fini umanitari, non garantisce nulla. Né che intervengano per salvare chi è in pericolo, né, se lo fanno, che si tratti davvero di salvezza: come può esserlo finire, o tornare, in un lager? Più volte, durante la notte, abbiamo pensato di invertire la rotta e rientrare. Altrettante, però, ci siamo detti: e se qualcuno ci fosse davvero, perso in queste acque?