di Giuditta Wiesendanger
In un pomeriggio che ha saputo intrecciare corpi, storie e confini, l’incontro tra Rebecca Gisler e X Schneeberger, moderato da Ruth Gantert, redattrice responsabile di Viceversa Letteratura, ha aperto una riflessione sull’identità, sulla famiglia e sulle tensioni tra norma e libertà. Il dialogo non si è limitato a presentare due romanzi, Dello zio (trad. di Luigi Colombo, Armando Dadò Editore, 2025) e Neon rosa e blu (trad. di Anna Allenbach, Atmosphere Libri, 2023), ma ha saputo restituire l’intimità e la potenza letteraria di due scritture che, pur diverse, condividono un’urgenza: interrogare la forma della vita.
Due voci svizzere
Entrambi i romanzi si confrontano con l’ambivalenza familiare. Dello zio si apre con una scomparsa: lo zio, 53 anni, vive nella casa dei genitori scomparsi, immerso in una routine animalesca e solitaria, interrotta dall’arrivo dei due nipoti, fratello e sorella. I personaggi non hanno nomi, ma ruoli che si sovrappongono e si confondono. La narrazione della nipote – voce senza biografia – si costruisce nell’atto stesso del raccontare. In Neon rosa e blu, invece, è un bambino non-binario a farsi carico del racconto: un figlio designato (o auto-designato) per dare voce alla sua storia, a quella della propria famiglia, ai ruoli imposti e alle trasgressioni.
Il corpo, il limite, la lingua
Entrambe le opere sono attraversate da una forte attenzione alla corporalità, spesso marcata dal disagio: lo zio bulimico, i bambini con dermatite; X con scoliosi, occhiali, apparecchio, tutori. Gisler osserva con sguardo clinico e ironico la dimensione quotidiana e animale dei corpi – il mangiare, l’igiene, la malattia – come spazi condivisi e profondamente umani. Schneeberger ha raccontato come il proprio corpo sia stato, da bambino, oggetto di correzioni continue: “così com’era non andava bene”. Ma quando desiderava diventare bambina, ha trovato un muro, un limite invalicabile: quello della famiglia, e più ancora quello sociale.
Ed è proprio il tema del limite – chi lo impone, chi lo attraversa – a costituire il filo rosso dell’incontro. Rebecca si è chiesta quanto si intervenga nella vita dei bambini, quanto margine abbiano per costruire una propria identità. X ha parlato del proprio nome: una “lettera” che rivendica l’ibridazione, l’indefinito, e al tempo stesso affonda in una genealogia di resistenza (da Malcolm X, ai nonni bambini-schiavi, alle piante infertili che stanno tra le generazioni).
Il discorso si è poi spostato sulla lingua. Per le persone non-binarie, ha osservato X, il linguaggio può essere un alleato: “la lingua non ha ristretto, ha aperto dei confini”. In tedesco esiste il neutro “es”, che nel romanzo si trasforma gradualmente in “Mensch”: dall’indefinito all’umano, in un movimento che è anche narrativo e politico.
Una satira della Svizzera
Non è mancata una riflessione sul contesto elvetico. Entrambi gli autori mettono in discussione l’immagine di una Svizzera innocente. Gisler, con una vena satirica affilata, punta lo sguardo sulle ipocrisie familiari e sociali, sulle disfunzioni normalizzate. Schneeberger interroga i confini – geografici, corporei, narrativi – che definiscono e restringono, chiedendo cosa accade a chi vive ai margini, o tra due sponde.
A chiudere l’incontro, il richiamo al prossimo numero di Viceversa Letteratura, che uscirà durante le Giornate Letterarie di Soletta con un titolo emblematico: In bilico. Una parola che ben riassume lo spirito di questo dialogo: in bilico tra lingue, tra generi, tra norme e desideri. Ma anche in bilico come postura politica e letteraria: instabile, mobile, viva.


