FINE DELLA PERFORMANCE – 24 ORE
La nave è l’eterotopia per eccellenza, il più grande serbatoio d’immaginazione. Nelle civiltà senza battelli i sogni inaridiscono, lo spionaggio rimpiazza l’avventura, e la polizia i corsari.
Michel Foucault
Tout le monde est en quête de spiritualité, et malheureusement, le champ de l’art n’est visiblement pas, pour la majeure partie de nos concitoyens, un espace identifié comme étant celui de ces expériences spirituelles dont tout le monde a besoin. L’Etat laïc manque probablement encore d’espaces possibles identifiés pour ce type d’expériences.
– Gisèle Vienne
Mein Vater Erzählt Mir Jeden Sonntag Unsere Neun Planeten è un’installazione sonora e performativa che invita il pubblico alla scoperta di uno spazio eterotopico, un luogo dove l’esperienza dell’ascolto e della condivisione della solitudine contribuisce a distaccarci verso ciò che è sconosciuto, uno spazio spirituale per riaprire l’immaginazione, la creatività e la riflessione.
Due negozi urbani sono trasformati in navicelle spaziali e abitati da due astronauti per la durata di 24’ore.
Il primo è una stazione radiofonica che si interroga sugli spazi sconosciuti oltre i confini della Terra attraverso la pratica dell’ascolto.
Il secondo è un luogo dove lo sguardo è rivolto verso la relazione dell’intimità tra esseri umani, esplorando la distanza che separa un corpo dall’altro attraverso la pratica dell’attesa.
I due astronauti stanno viaggiando da un punto A a un punto B dell’Universo, ognuno su una traiettoria diversa. La durata totale del viaggio è di 5’906’376’272 km, (corrispondente alla distanza dal Sole a Plutone). Ogni minuto corrisponde a 4’101’650 km.
Dal 3 maggio 2019 alle ore 17.00 al 4 maggio 2019 alle ore 17.00 sarà possibile accedere alle astronavi e fare visita agli astronauti quando, e per quanto tempo, si desidera.
La trasmissione radio della prima astronave è ascoltabile via web sul sito http://humankind.voyage.
Oppure camminando nei paraggi delle astronavi munendosi di un ricevitore FM portatile disponibili fuori dalle navicelle.
NB. A volte gli astronauti hanno fame.
La stazione di terra gli ha preparato del cibo sottovuoto ma non è molto buono.
I visitatori sono benvenuti a portargli qualcosa di più nutriente.
Il progetto
Le 24 ore
Il sistema orario di 24 ore è usato da molti secoli, in primo luogo da scienziati, astronomi e navigatori. Attraversare questo lasso di tempo ci permette di vivere un percorso drammaturgico naturale, dettato dall’organicità, visibile con i cambiamenti di luce, atmosfera e densità dell’attività fuori e dentro la navicella. La durata performativa prolungata permette alle cose di accadere, contemporaneamente alla necessità di interagire con la ripetitività di manifestarsi. Il rapporto con la reiterazione, durante un periodo trascorso in solitudine, diventa termometro del cambiamento. Il tempo diventa metro della distanza tra gli oggetti cosmici che, metaforicamente, s’intende raggiungere. All’interno di un lasso di tempo prolungato, lo spettatore può scegliere il suo personale tempo d’ascolto e di partecipazione, allineandosi con l’esperienza dell’astronauta in una ricerca simbiotica con gli abissi dell’universo.
Gli spazi
Il secondo negozio – “l’Universo dentro” contiene il secondo astronauta che rivolge lo sguardo verso la relazione dell’intimità tra esseri umani, esplorando quello spazio sconosciuto e intraducibile che separa un corpo dall’altro. La sua interazione con il pubblico avverrà, come nel primo spazio, in momenti specifici durante ogni ora del viaggio. Potranno entrare nella sua navicella, a dipendenza delle attività, un pubblico collettivo o singole persone. Nei momenti di solitudine, l’astronauta danzerà un lento con un partner immaginario, in altre occasioni mangerà in silenzio o passerà il tempo a guardare uno schermo sul quale scorrerà un archivio di riprese video di persone che ricordano come ballavano da giovani. In questo spazio l’ascolto si concentra sulla superficie di contatto tra corpi, negli incontri che avvengono all’interno delle 24 ore e in quelli già avvenuti che sono ripercorribili solamente attraverso la memoria. L’invito al Lento (ballo) è il mezzo principale con cui l’astronauta di questa navicella intende sorpassare una consuetudine alla conoscenza formale e verbale dello Sconosciuto.
L’obiettivo, in entrambi i casi, è di includere il pubblico nel loro viaggio e condividere la scoperta di nuovi spazi sconfinati. In questo modo, la solitudine della radio, lo spazio d’ascolto e l’interazione tra corpi e mente vengono inseriti in un’equazione d’ascolto spirituale per esplorare le relazioni umane arricchiti di spazio condiviso e intimità.
Astronave #01
Benvenuta, benvenuto.
Quando entri, togliti le scarpe e posale accanto alla porta. Sei libera_o di stare quanto vuoi. Sei libera_o di tornare.
È stata costruita per ospitare al massimo persone.
All’interno c’è un’astronauta che sta viaggiando per 24’ore attraverso lo spazio. La durata totale del viaggio è di 5’906’376’272 km, (la distanza dal Sole a Plutone). Ogni minuto corrisponde a 4’101’650 km.
Shhhht. L’astronauta è in ascolto. Sta riflettendo.
A volte l’astronauta ha fame. La stazione di terra gli ha preparato del cibo sottovuoto ma non è molto buono. Se vuoi, puoi portargli qualcosa di più nutriente.
Astronave #02
Benvenuta, benvenuto.
Quando entri, togliti le scarpe e posale accanto alla porta. Sei libera_o di stare quanto vuoi. Sei libera_o di tornare.
È stata costruita per ospitare al massimo persone.
All’interno c’è un’astronauta che sta viaggiando per 24’ore attraverso lo spazio. La durata totale del viaggio è di 5’906’376’272 km, (la distanza dal Sole a Plutone). Ogni minuto corrisponde a 4’101’650 km.
Nell’attesa l’astronauta, a volte, balla. Lo fa attraverso i ricordi e i racconti di altre persone, incontrati durante il suo viaggio. A volte, ascolta soltanto.