di Sofia Perissinotto
Prima di vederli, si sentono.
Le risate, le domande, le voci varie e libere. Anche i silenzi, più densi.
A qualche passo dai luoghi “dei grandi”, negli spazi luminosi della Biblioteca Comunale di Chiasso, nelle giornate di sabato e domenica si sono tenuti tre laboratori dedicati alla letteratura per l’infanzia. Il primo, sull’importanza della lettura ad alta voce, pensato per gli adulti, gli altri due con protagonisti i bambini.
A condurli, Cristina Petit, scrittrice e illustratrice, autrice di quasi cento libri, pubblicati per varie case editrici e tradotti in molte lingue. Petit, maestra per oltre vent’anni, i bambini li conosce bene. Nel corso dei due laboratori ha animato un piccolo mondo in cui si legge, si ascolta, si crea e si ride (molto).
Da una grandissima valigia emergono i primi libri e con loro le prime storie che, raccontate e animate insieme, permettono la sorpresa, l’attivazione di nuovi immaginari e la rottura di stereotipi e pregiudizi (il lupo, nonostante le apparenze, vuole solo mangiare la torta). L’azione poi si sposta sul gioco comune, in cui si costruisce, si sceglie e si indovina (con parecchie licenze artistiche: e lo stambecco, poveretto, con un nome così difficile da ricordare, si ritrova ad essere lo stecchito).
Cosa racconti alle bambine e ai bambini?
Il mio è un po’ un percorso inverso, nel senso che non scelgo io deliberatamente cosa raccontare: mi viene un’idea, e molto spesso quest’idea mi viene da quello che sento, che vedo, che fanno i bambini. Quasi sempre la miccia per comporre, soprattutto gli albi illustrati, sono loro. Se poi sento che è una buona idea, la sviluppo. Di sicuro mi piace molto farli ridere, farli stare nella dimensione del divertimento. La mia attività ha due poli: quello del riso, inteso come rottura del pregiudizio, spesso costruita con colpi di scena finali e quello più profondo, più serio, che tende al poetico. Ad ispirarmi comunque sono loro, sono sempre loro. Le idee migliori mi vengono quando li guardo, magari al parco o, più in generale, in tutti i momento di gioco.
Ci sono poi molti autori e autrici che amo. Ad esempio, ho nel cuore la vostra Johanna Spyri, perché quando ho letto Heidi a 8 anni mi è piaciuto tantissimo. Mi piace molto anche Roald Dahl. A livello di albi illustrati mi piacciono molto quelli inglesi, ad esempio quelli di Quentin Blake, ma anche francesi, come i lavori di Émile Jadoul. Sono autori che ammiro molto e spero, soprattutto per quanto riguarda gli albi illustrati, di riuscire a fare illustrazioni che siano simili alle loro, che sono così divertenti, così travolgenti.
Sei scrittrice e illustratrice. Qual è il rapporto tra parola e immagine, nei tuoi lavori?
Mi arriva l’idea e l’idea è già congiunta delle due cose. Che non vuol dire che per forza la illustrerò io perché non sono per niente così talentuosa e versatile negli stili. Però io la vedo: I’ho in testa prima della scrittura, ho l’idea e la sua evoluzione, come se fosse un film.
Le parole dei libri che scrivi, ma più in generale dei libri di infanzia, sembrano non amare troppo il silenzio ed è come se premessero per uscire dalla pagina e farsi voci, vocine, vocione. Richiamando anche il workshop per adulti che hai tenuto prima, perché è importante la lettura ad alta voce, la lettura animata? Cosa succede?
Succede di tutto, scende la magia, succede il miracolo. Si innesca la relazione. Anche poco fa, nel workshop con i bambini, eravamo già in una relazione, hai visto come potevo prenderli? Questo perché eravamo già dentro una relazione.
Quando leggi a un bambino, in quel momento gli stai donando l’unica cosa che possiedi, che è il tuo tempo. Ed è un dono. Prima del dono della voce, gli stai dando il dono del tuo tempo, perché stai facendo questa cosa per loro. Loro lo sanno e così nasce la relazione. Nasce sul divertimento, che è scattato subito, e loro sono stati subito bene. Io dico solo: a me piace stare con voi e farvi divertire. Questo lo hanno compreso nei primi minuti e quindi hanno capito che io andavo bene come persona, si potevano fidare. E a me sembrava di avere gli alunni della mia classe. Quello è il regalo più grande che puoi fare ai bambini.
La lettura fa succedere questo, i libri sono degli ottimi mediatori. Attivano immediatamente un’atmosfera. In più la lettura ha moltissimi benefici, ad esempio in termini di linguaggio e di immaginazione.
E di dissidenza? La letteratura per l’infanzia può essere dissidente?
Deve.
Qual è il personaggio più dissidente dei tuoi libri?
Decisamente Ciarlotta Piccadilli, una bambina, protagonista del rocambolesco romanzo Ciarlotta Piccadilla e i rotoli di carta igienica.
La letteratura serve a portare pensieri divergenti, a portare pensieri altri, a uscire dalla morale, dallo stereotipo, dal pregiudizio. E anche la letteratura per l’infanzia ci deve portare a questo, no?
Ora ci perdonerete, ma noi vi salutiamo:
è pronta la merenda.