Sorridi e poi pensa
Non a tutti i festival capita di ospitare uno scrittore appena prima che questi riceva un premio importante. A Chiassoletteraria è capitato lo scorso anno con Fredrik Sjöberg, autore fra gli altri de L’arte di collezionare mosche (Iperborea, 2015), fresco vincitore dell’Ig Nobel per la letteratura 2016.
Sì, avete letto giusto, non si tratta di un errore di battitura. Stiamo davvero parlando dell’Ig Nobel Prize, che dal 1991 viene assegnato a ricerche scientifiche che fanno prima sorridere, e poi riflettere.
Lo scopo principale della cerimonia di premiazione, organizzata ogni anno all’università di Harvard dagli Annals of Improbable Research, è quello di portare un po’ di autoironia in un ambiente, quello della ricerca scientifica, che tende a prendersi decisamente troppo sul serio. E in questo senso, un po’ come i Raspberry Awards per il cinema, l’Ig Nobel è anche l’occasione di deridere risultati scientifici particolarmente poco brillanti. Un esempio? Quest’anno il premio Ig Nobel per la chimica è andato alla Volkswagen, «per aver risolto il problema delle eccessive emissioni inquinanti delle automobili, facendo sì che esse vengano automaticamente ridotte in maniera elettromeccanica ogni qual volta venga effettuato un test sull’autoveicolo.»
Con una flagrante dimostrazione di scarsa autoironia, nessun ingegnere è però venuto dalla Germania a ritirare il meritato riconoscimento, perdendo così l’occasione di ricevere l’Ig Nobel dalle mani di un vero laureato del vero premio. Sì, perché il legame con il Nobel, quello vero, non si ferma al solo gioco di parole presente nel suo nome. Ed è bene far presente che il premio non viene attribuito a persone né ignobili né fuori di testa, bensì a ricerche e risultati scientifici a prima vista assurdi, ma che hanno l’imprescindibile qualità di far prima sorridere la gente, e poi farla riflettere, seriamente, su ciò che quel risultato comporta per il mondo scientifico e per tutti noi.
Un buon esempio in questo senso è forse quello dell’Ig Nobel per la salute pubblica del 2009, conferito a Elena Bodnar, Raphael C. Lee e Sandra Marijan «per aver inventato un reggiseno che, in caso di necessità, può essere velocemente convertito in due maschere antigas, una per la portatrice di reggiseno e l’altra per chiunque si trovi nei paraggi e ne abbia bisogno.» Bastano in effetti 25 secondi alla donna media per trasformare il proprio emergency bra in un doppio dispositivo di sopravvivenza: «5 secondi per toglierlo, convertirlo e per indossare la propria maschera; e 20 secondi per chiedersi quale sarà il fortunato uomo da salvare», come affermato dalla stessa Elena Bodnar durante la cerimonia di premiazione, prima di togliersi il reggiseno e dimostrarne il funzionamento al pubblico, utilizzando come modelli, oltre che se stessa, il premio Nobel per l’economia 2008 Paul Krugman, il premio Nobel per la fisica 2011 Wolfgang Ketterle e il premio Nobel per la letteratura 2006 Orhan Pamuk. Guardare per credere!
Ad ogni modo, è importante sottolineare come il premio sia attribuito, nella maggior parte dei casi, a persone che conducono seriamente i propri lavori di ricerca, per quanto bizzarri possano essere quelli premiati in questa occasione. Prova ne è l’Ig Nobel per la fisica conferito nel 2000 a Andre Geim e Micheal Berry «per aver utilizzato dei magneti allo scopo di far levitare una rana». Andre Geim, nel 2010, è stato insignito del premio Nobel per la fisica, quello vero, per i suoi lavori sul grafene, un materiale bidimensionale costituito da un singolo strato di atomi di carbonio; mentre Michael Berry è conosciuto per aver dato il nome a un fenomeno osservato in meccanica quantistica, denominato per l’appunto Berry phase.
(Per i collezionisti di aneddoti, Andre Geim ‒ ad oggi l’unica persona al mondo ad aver vinto sia il Nobel che l’Ig Nobel ‒ nella tradizionale intervista telefonica post-Nobel ha persino affermato: «In effetti sono piuttosto orgoglioso del mio premio Ig Nobel.»)
Insomma, che sia per meriti o demeriti acquisiti sul campo delle scienze, anche un Ig Nobel bisogna guadagnarselo. E dunque, come se lo è guadagnato il “nostro” collezionista di mosche, Fredrik Sjöberg? Be’, per la sua «opera autobiografica in tre volumi sul piacere di collezionare mosche che sono morte, e mosche che morte non lo sono ancora.» Ma che sia un premio meritato, noi che l’abbiamo conosciuto a Chiassoletteraria, non abbiamo alcun dubbio. Come non abbiamo alcun dubbio sul fatto che Fredrik avesse con sé un bagaglio di autoironia più che sufficiente per andare a ritirare, a sue spese, l’onorificenza (un’altra consuetudine degli Ig Nobel è che i premiati vadano a ritirare il premio a proprie spese).
Chissà cosa ne avrà fatto del bilione (mille miliardi) di dollari dello Zimbabwe, di cui è dotato il premio?