In vista della decima edizione del festival internazionale Chiasso/Letteraria, e soprattutto del tema di quest’anno cambio/change/wechsel, lei e Fabio Buffoni avete scelto di presentare due poeti in particolare, l’inglese Seamus Heaney e il francese Philippe Jaccottet. Perchè proprio la scelta di questi due poeti?
In verità la scelta è stata dettata del tema che ho scelto per il nostro incontro: la traduzione. Ho voluto invitare due traduttori per la conferenza, quindi me stesso in quanto traduttore dal francese e Franco Buffoni in quanto interprete dall’inglese. Durante la fase di preparazione io e Franco abbiamo deciso di portare un autore più importante in entrambe le lingue, e quattro più giovani, contemporanei. In quel momento entrambi abbiamo scelto immediatamente gli autori del Novecento che ci hanno colpito maggiormente, e che abbiamo tradotto di più. Nel caso di Franco si è trattato di Seamus Heaney, un grandissimo poeta che egli ha contribuito a far conoscere in Italia. Io invece ho scelto Philippe Jaccottet, che traduco ininterrottamente da ormai trent’anni. In questo caso la scelta dei poeti è stata dettata dai traduttori.
Fra tutti i temi legati a cambio/change/wechsel che esistono in poesia, perché ha scelto di portare proprio l’argomento della traduzione in occasione della Carta Bianca di questo pomeriggio?
La traduzione mi è sembrato un tema molto interessante di cui, in fondo, non si parla tantissimo. Era un tema adatto perché in essa è insita l’idea di cambiamento, di metamorfosi, di passaggio da una condizione linguistica ad un’altra. Certamente in poesia esistono molti altri modi di parlare di cambiamento, ma non c’è dubbio che l’attività del traduttore, e soprattutto del poeta che traduce, è legatissima al tema di quest’anno cambio/change/wechsel. Mi è sembrato anche un argomento nuovo, rispetto alle precedenti edizioni dove si invitavano solo poeti.
Intervista di Manuela Fulga.