Durante il suo intervento è stato chiaro come i numeri abbiano una fondamentale importanza nei suoi romanzi, in modo particolare nel “Secolo”, il libro presentato durante la conferenza, dato che è formato di 101 storie, con 150 personaggi, tutto all’interno di 1 secolo, il titolo del libro stesso. Potrebbe spiegarci l’importanza, e il significato, dei numeri dietro alle sue pubblicazioni, e in particolare per il “Secolo”?
Prima di tutto è importante ricordare che i numeri sono molto importanti nella letteratura in generale, nonostante il fatto che la letteratura sia costituita principalmente di parole. Però menzionando i numeri si creano delle relazioni fra l’autore e i lettori. Il significato dei numeri nelle mie pubblicazioni non è magico, ma piuttosto poetico. Sin dal primo momento in cui ho cominciato a scrivere ho scoperto che qualunque cosa può acquisire importanza nella letteratura, e può quindi avere forza poetica. Non solo i numeri, ma anche i nomi dei personaggi, delle strade, dei fiumi e persino i nomi delle piante. Avete sentito nella storia del 1964 durante la conferenza quanto il nome delle piante giochi un ruolo importante affinché il lettore possa seguire la trama, ma soprattutto captare l’atmosfera del Paraguay e sentirsi presente all’interno della storia.
Sappiamo che il romanzo il “Secolo” è diviso in 101 piccole storie: questa struttura l’ha decisa prima di cominciare a scrivere, oppure mentre scriveva ha capito che questa configurazione sarebbe stata la più adatta per il suo libro?
La struttura la decido ancor prima di scrivere la primissima lettera del libro. E questo è il modo in cui scrivo tutti i miei libri: dapprima progetto ogni particolare nel dettaglio. Solitamente dico che “non comincerò a scrivere il mio libro, fino a quando non saprò come finirlo”. Nel momento in cui conosco l’inizio e la fine, e come sviluppare ogni personaggio, solo allora comincio a scrivere. Il periodo di preparazione può essere talvolta estenuante, ma comincio a divertirmi quando inizio a scrivere, perché per me è un piacere. Non ho mai cambiato le mie intenzioni: nessun personaggio, tema o trama è stato modificato dopo il periodo di preparazione. Durante la preparazione tuttavia faccio molti cambiamenti, continuamente, ma sostanzialmente rimangono nella mia mente: quando comincio a scrivere tutto è già deciso e programmato. Non riesco ad immaginarmi una situazione in cui l’autore cambia le ultime 100 pagine, o taglia le ultime 25 pagine; io non lo faccio mai, perché lo programmo ancor prima di cominciare a scrivere.
Ad un certo punto durante il tuo intervento ha detto che nel “Secolo” si potrebbe considerare un altro personaggio a sé stante, il ventesimo secolo: intendeva personificare il secolo stesso, oppure dargli un altro significato?
Sì, intendevo personificarlo. Come avrete notato, soltanto alcuni dei 150 personaggi sono connessi fra loro: in generale l’intero romanzo è sconnesso, disgiunto. Mi immagino i miei personaggi come piccole formiche che si muovono continuamente, su e giù, cercando di trovare una soluzione e scappare da una situazione terribile, come la guerra. Però quando penso a loro nella loro totalità, 150 personaggi insieme, essi creano un altro grande, singolo personaggio: il ventesimo secolo.
Intervista originale in inglese
It was clear during the conference that numbers have an explicit importance in your novels, especially in the “Century”, the book you presented us, as it contains 101 stories, with 150 characters all in 1 “Century”, the title of your work. Which is the importance, and the significance behind the numbers for all your publications, and behind the “Century” especially?
First of all, the numbers are very important in literature in general, despite the fact that literature deals with letters mainly. But when mentioning numbers relationships between the writer and the readers are established. The significance of numbers in my literature is not magical, but rather poetical. As soon as I started writing I found that everything can have importance in literature, and may have poetical electricity. Not just the numbers, but names of characters, streets, rivers and also name of plants. You heard in the story of 1964 that the name of the plants play an important role for the readers to follow the plot, but mostly to feel the atmosphere of Paraguay, as if they were present there.
We know that your novel “The Century” is divided into 101 little stories: was this structure decided beforehand, before actually starting writing, or as you were writing you understood that this was the proper structure for your book?
The structure is totally determined before I write even one single letter. That’s the way I write all my books: I plan everything is particular detail. I am used to say that “I will not start writing my book, if I don’t know how am I going to finish it”. When I know how to start and finish, and how to develop each character, then I actually start writing. The preparing period may be exhausting, but the moment I start writing it becomes leisure, and fun to me. I never changed my intentions: no character, no theme or plot was changed after the preparing phase. During preparing I continuously make changes, but it is all in my head: when I start writing everything is decided already. I cannot imagine a situation in which the writer changes the last 100 pages, or cuts the last 25 pages; I never do it, because I plan it before actually start writing.
During the conference at some point you said that another character itself was the “20th Century”: did you mean to personify the century itself, or to give it another significance?
Yes, I meant to personify it. You notice that only some of the 150 characters are connected: basically the whole book is disconnected. I think of all the characters as small ants going up and down, trying to find a solution for themselves and escape from some terrible situation, as a war. When I think about them all together, they create a one, big, single character: the 20th Century.