Nel corso
dell’esistenza ho avuto interiormente la sensazione di trovarmi in esilio –
lontano dal focolare domestico e dagli affetti più cari – quando gli eventi mi
hanno privato della vicinanza di coloro che più amavo. La morte li ha infatti
presi tutti con sé. A e S si sono trovati e sono tutt’ora geograficamente
distanti. Confrontata perciò con la solitudine
di quando in quando mi sono detta: “Vorrei tornare a…”
…se chiudo gli occhi
per un istante mi accorgo di essere nella sede del reparto di maternità adiacente
all’ospedale “Turconi” di Mendrisio. È il 1988. È sera e io, al suono del
carillon che propone le note della ninna nanna di Brahms, stringo al seno e
nutro il mio primogenito.
In strada è buio e
all’interno degli ambienti “nursery”sono inserite le luci notturne (i piccoli
devono dormire!). La mia gioia è perfetta. Mi sento fiduciosa riguardo i giorni
che verranno, nulla mi fa paura e ho la sensazione di essere la donna migliore
del mondo poiché il pargolo generato è il frutto dell’amore di M e mio.
Allodola