“Stephanye Dedalus”: ecco tutto ciò che ancora mi permette di essere associata alle mie origini. Il mio nome e un vecchio e malridotto libro che tengo ben nascosto in un cassetto, scritto in una lingua che nessuno riesce a comprendere, nel luogo in cui sono capitata.
Lo sapete voi, che cosa significa non capire niente? Mi ritrovo catapultata in questa vostra realtà di voci, suoni, abitudini a me completamente estranei. Nemmeno il mio nome, che ironicamente ritengo essere l’unica strada verso il mio passato, non mi permette di distinguermi fra di voi. Non vi dice nulla. Non lo associate a qualcosa di conosciuto, e tale rimango ai vostri occhi: una sconosciuta.
Per lo meno posso avvantaggiarmi della mia situazione di distacco e approfittarne per cominciare ad esplorare il nuovo mondo in cui mi sono ritrovata. Mi incuriosite, e forse è finalmente giunto il momento di capire ciò che mi circonda. Per questo ho deciso di arrestare la mia corsa per qualche tempo e fermarmi ad ascoltare le voci di Chiasso Letteraria. “Esilio” è una parola che la vostra gente mi ha ripetuto spesso, forse ha a che vedere con il mio viaggio.
Sono in attesa, sospesa fra il mio passato e il mio futuro. Ma prima o poi la vita deve ricominciare, e il festival potrebbe diventare un punto di partenza.