«Il luogo, il tempo, e il pubblico (quindi la lingua) ti spingono a scrivere un libro in un certo modo. L’esilio fa sì che si scrivano libri che altrimenti non si scriverebbero. Non avrei scritto questi libri, fossi rimasto in Iran, avessi continuato a scrivere in farsi.» Forse ne avrebbe scritti altri, ma non questi.
Dall’intervento di Kader Abdolah a Chiassoletteraria, arrivano chiare, secondo me, 3 evidenze.
Il caso e il vissuto di ognuno
La prima è che i motivi che ti spingono all’esilio sono in gran parte casuali. Il prezzo di un passaporto falso e i soldi che hai a disposizione, per esempio. L’occasione che ti attira in un posto piuttosto che un altro, la minaccia non prevista che ti costringe a fuggire. Il guasto che dal 2039 ti fa cadere indietro nel tempo fino al 2013, “esilio temporale” nel quale mi trovo, assolutamente per caso.
L’altra evidenza è che i motivi che ti spingono invece a scrivere dell’esilio sono altrettanto casuali. Ma a differenza di quelli che ti spingono a partire, vengono quasi esclusivamente da te, dal tuo vissuto. Certo, avere delle orecchie e degli occhi a cui raccontare è fondamentale, per trovare la motivazione per mettere nero su bianco una storia. Ma il resto viene da sé.
Il libro che ne esce, però, casuale non lo è mai.
Luogo, tempo e pubblico
Il tempo in cui ti trovi, il luogo in cui ti trovi, il pubblico per cui scrivi fanno sì che il tuo libro sul tuo esilio prenda una forma precisa, per niente casuale, che è intimamente legata sia al tuo vissuto che al tuo presente.
«L’esilio ha cambiato il mio modo di pensare», dice ancora l’autore olandese di origine iraniana (o iraniano che si trova a scrivere in olandese e a essere letto in tutto il mondo, forse). «L’esilio spinge a scoprirsi. A scoprire se stessi.» dice ancora.
Perché in fondo non si può parlare di esilio, al singolare, se non quando si parla del proprio, particolare esilio. Non esiste l’esilio. Esiste solo il tuo esilio e tutti i diversi esilii del mondo.
E quindi, il fatto di arrivare a Istanbul — come Kader Abdolah — credendosi l’unico esule iraniano e scoprendosi invece solo uno fra tanti è forse solo apparentemente una contraddizione. Sei uno fra i tanti ad avere un esilio da raccontare. Ma sei il solo a poter raccontare il tuo.
Di una strana gravidanza
L’Europa ha accolto e continua ad accogliere tante persone con un esilio da raccontare. Kader Abdolah dice che l’Europa è gravida di questa gente venuta da fuori. La pancia dell’Europa cresce.
Difficile per voi, nel 2013, capire cosa nascerà da questa gravidanza. Impossibile per me, dal 2089, spiegarvelo in poche parole.